Chiesetta di Santonco

Una tradizione centenaria che non intende assolutamente perdersi è quella della festa di San Giuseppe, presso la chiesetta di Santa Maria della Valle, in un luogo davvero magico e di grande rilevanza naturalistica, la località Santonco, in direzione di Montafia.

La tradizione di recarsi qui il 19 marzo per un momento di preghiera, ma anche per una merenda collettiva, ha origini molto antiche e le leggende intorno a questo luogo sono tante, così come lo sono le storie reali, ma molto particolari, che si intrecciano con le stesse e incuriosiscono i visitatori.

Si narra, infatti, che la chiesetta che sorge in questo luogo isolato, un tempo paludoso, non avrebbe dovuto trovarsi esattamente lì. Com’era consuetudine all’epoca, infatti, pare si fosse deciso di edificarla sulla collina adiacente, ma che i muratori che si occupavano della costruzione, ogni giorno trovassero i mattoni ai piedi della collina. A quel punto, certi che fosse proprio la volontà divina, in particolar modo la Madonna, a volerla in quella precisa posizione, si racconta che scelsero di costruirla lì.

Negli anni successivi essa acquistò molta importanza per la popolazione piovatese e dei dintorni, sia perché chiunque volesse fare un voto alla Madonna vi si recava a pregare, convinto che un qualche miracolo si sarebbe ripetuto, sia perché s’iniziò a festeggiarvi ogni anno la festa di San Giuseppe e anche l’inizio della primavera. I pellegrinaggi qui furono continui fino alla metà del secolo scorso: si trattava in particolare di madri che portavano i loro bambini per farli guarire dalla crosta lattea.

Ma se la chiesa è dedicata alla Vergine Maria e si festeggia San Giuseppe, questo San Tonco, chi è? Un proverbio piemontese lo spiega con un po’ di ironia: “Santè, santunc e sanginìs, sun tre sant che sun nen in paradis”, ovvero il sentiero, santonco e l’insetto tipico delle nostre campagne, son tre santi che non sono in Paradiso, in quanto i loro nomi iniziano tutti per “san” ma nessuno di loro è un santo riconosciuto dalla Chiesa.

“Probabilmente – ha spiegato Don Claudio Berardi, Parroco di Piovà – la località prese il nome da un’eremita che viveva in questa piccola chiesetta. Nei registri della Parrocchia abbiamo infatti trovato una lettera di Don Giovanni Bosco, nella quale chiedeva la possibilità di trasferire qui un parroco di nome Pietro che, avendo alcuni problemi di balbuzie, non era adatto alla predicazione, ma bensì al ritiro in preghiera. Molti iniziarono a recarsi in questa valle per fargli visita ed, essendo un luogo difficile da trovare, è probabile che chiedessero indicazioni su dove fosse il “santun”, ovvero il santone come si usava dire spesso in dialetto, e che da allora la zona iniziò appunto ad essere chiamata “santunc”.

Segnalata come luogo esoterico, questa chiesetta ha avuto una serie di vicissitudini complesse e oggi, sebbene non sconsacrata, è di proprietà comunale e quindi di tutta la cittadinanza.